Britney Spears: The Woman in Me è l’atteso libro della cantante di “Toxic”.
Dopo tredici anni di conservatorship e oltre un ventennio di “realtà” trasformate dai media, la popstar più amata del pianeta trova finalmente la forza e il coraggio di raccontarsi in un’opera autobiografica già entrata di diritto tra i più grandi successi editoriali dell’anno. Vediamo perché!
Britney Spears, da icona a bersaglio
Non è facile per me scrivere di Miss Spears. La seguo da oltre venticinque anni e ho giurato ufficialmente il mio amore eterno dopo la release del secondo album studio Oops!… I Did It Again. E così dopo tutti questi anni, sono ancora qui a fare il tifo per lei nonostante le tante delusioni vissute da fan da una delle artiste meno ambiziose e più rovinate dai media.
Nessuna come lei, ha subito l’onta mediatica senza aver fatto praticamente nulla di male: ok, tutti ricordiamo le sue foto senza slip, le sue serate alcoliche con Paris Hilton, i suoi matrimoni di poche ore ma davvero Britney meritava quei titoli di giornali e una famiglia che l’ha tenuta prigioniera? La risposta è in questo libro: un’opera scritta in modo chiaro e semplice, come dall’adolescente che la stessa Spears rivela di sentirsi oggi dopo un’infanzia rubata. Un libro autobiografico in cui ritroviamo una ragazza troppo buona e innocente per questo mondo che ama cantare e ballare ma che non è ossessionata dalla fama e dal successo come altre sue colleghe, da Madonna a Lady Gaga.
Britney Spears è sicuramente la più umana e terrena delle popstar: una donna che all’apice del successo si è ritirata per crescere la sua famiglia da cui è stata poi infinitamente tradita e colpevolizzata. Così come dal suo ex Justin Timberlake che ne esce rovinato: non dalle parole della sua storica fidanzatina ma dalle sue azioni che erano già impresse nei media molto prima dell’uscita di questo memoir. Tutti abbiamo visto quello che hanno fatto a Britney Spears ma nessuno ha alzato la voce o si è indignato: anzi, tutti hanno riso della sua caduta. E hanno capito solo ora che non c’era davvero niente da ridere!