L’Esorcista è tornato nei cinema italiani in 4K dal 25 al 27 settembre.

Un evento speciale che ovviamente non potevo proprio perdermi. Così ho sfidato la stanchezza settimanale e ho comprato i biglietti per la serata del 26 settembre nella cornice del Cinema Troisi. E a introdurre il tutto c’è stato il mitico Dario Argento, padre dell’horror italiano e internazionale nonché grande amico di William Friedkin. 

In ogni caso il punto di questo articolo è un altro: dopo mezzo secolo L’Esorcista ha ancora la capacità di terrorizzarci?

l'esorcista

L’Esorcista: un horror senza tempo

Ci sono film immuni allo scorrere del tempo. Uno di questi è sicuramente L’Esorcista: l’horror sulle possessioni demoniache tratto dal romanzo di William Peter Blatty. 

Ed è quasi un miracolo perché parliamo di un’opera di genere emulata (male) per cinquanta anni da tutti i film sullo stesso tema, inevitabilmente parodiata e caratterizzata da effetti speciali che mi aspettavo di trovare nella migliore delle ipotesi, vintage. E invece L’Esorcista invecchia bene perché Friedkin è un maestro capace di costruire sequenze davvero indimenticabili. Un realismo raro nel cinema di genere – e un coraggio che coincide con la  folle idea di distribuire un horror così estremo in tutto il mondo con il solo divieto ai minori di 14 anni. Eppure così è stato, il resto è storia!

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Non c’è niente da ridere

Lo ammetto. Credevo di farmi qualche risatina in sala: dalla testa che ruota di 360 gradi al vomito verde, non pensavo di rimanere serio durante la mia terza visione del film di Friedkin. Eppure vi assicuro che non c’è davvero niente da ridere (o semplicemente di ridicolo) nell’Esorcista: un film che scava nei meandri della psiche umana approfondendo tutti i personaggi e ponendo quesiti sull’esistenza umana, sulla religione e sullo spiritismo come nessun’altra opera nella storia del cinema.

Questo dimostra che il tempo, ai bei film, può fare solo bene e che l’immortalità è un elemento imprescindibile dei grandi registi come William Friedkin. 

Autore

Sono sufficienti poche parole per classificare il mio lavoro, diviso tra l’attenta redazione di approfondimenti su cinema, tv e musica e interviste a grandi personalità come Robert Downey Jr., Hugh Laurie, Tom Hiddleston e tanti altri.

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