“So cosa hai fatto” è la nuova serie in uscita su Prime Video il 15 ottobre.
Ma è anche uno degli horror più iconici degli anni Novanta. Scritto da Kevin Williamson sulla scia di “Scream”, “So cosa hai fatto” è un cult che rivive in una delle serie tv più attese dell’anno.
Che cosa sappiamo sulla serie
Prodotta da James Wan e interpretata da un cast di star composto da Brianne Tju, Ezekiel Goodman, Ashley Moore, Madison Iseman e Sebastian Amoruso, “So cosa hai fatto” adatta in chiave moderna il romanzo di Lois Duncan da cui è stato tratto l’omonimo film di Jim Gillespie.
Un gruppo di ragazzi si ritrova per uno strano scherzo del destino a nascondere un omicidio. Ma un terribile serial killer sa quello che hanno fatto ed è pronto a tutto per ucciderli uno alla volta.
Composta da 8 episodi e diretta da Craig William Macneill (che ha realizzato 2 episodi della meravigliosa “Them”), “So cosa hai fatto” ripropone una formula che conquista ancora oggi.
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So cosa hai fatto: che effetto fa oggi?
Sono passati quasi venticinque anni dall’uscita di questo piccolo gioiello anni Novanta in grado di cristallizzare in due pellicole il babau armato di uncino interpretato dal veterano Muse Watson. Una parte del merito è sicuramente di Kevin Williamson che rimaneggia con astuzia e intelligenza un materiale a lui ben noto: dal già citato “Scream” alla serie di culto da lui creata e prodotta “Dawson’s Creek”.
Rivedendo oggi “So cosa hai fatto” si avverte quella genuina voglia di spaventare il pubblico senza tocchi d’autore e con cadute di stile che fanno sorridere. Un thriller divertente che qualche pecca ce l’ha ma gli si perdona tutto tra sequenze al cardiopalma, jump scare, finale da urlo e cast capitanato dagli attori più amati degli anni Novanta: Jennifer Love Hewitt, Freddie Prinze Jr., Ryan Phillippe e Sarah Michelle Gellar.
Un fenomeno che, a differenza di “Scream” di cui attendiamo fiduciosi il quinto capitolo, non è andato oltre il fiacco sequel realizzato per cavalcare il successo al box office del primo film. Ma tralasciando le fragilità di “Incubo Finale” di Danny Cannon, la risposta alla domanda che dà il titolo a questo articolo è “sì”, gli horror anni Novanta funzionano ancora oggi. E il motivo è semplice: questi film non nascono per spaventare il pubblico ma per divertirlo regalandogli quel magico momento di evasione e terrore che ogni grande horror dovrebbe dare.
Quindi non ci resta che incrociare le dita e sperare che la serie tv in uscita il 15 ottobre ci regali un po’ di sano divertimento come solo i mitici horror anni Novanta riescono a fare… oggi come trenta anni fa.