Il Re Leone è tornato… ma con un’anima digitale!
Tra i miei cartoni preferiti ha un ruolo d’onore Il Re Leone, l’indimenticabile classico animato di Roger Allers e Rob Minkoff del 1994. Uno dei primi film che ho avuto il piacere di vedere al cinema: in ritardo perché mio padre non trovava parcheggio ma tranquilli… ho recuperato l’iconica sequenza iniziale restando dieci minuti dello spettacolo successivo.
Ebbene sì, sono riuscito a perdermi il mitico Rafiki che solleva il tenero Simba sulle note del Cerchio della Vita di Ivana Spagna. Ma passiamo al live action firmato da Jon Favreau, che preferisco come spalla comica di Iron Man che come regista. Amatissimo dalle major, in particolare modo dalla Disney, perché ogni suo film incassa cifre record al box office mondiale, Favreau confeziona film dimenticandosi di dargli un’anima. E così da Zathura in poi, come regista, non mi ha mai convinto del tutto…nemmeno con Iron Man, pensate un po’!
In ogni caso la Disney cerca incassi record e Favreau dal punto di vita tecnico ha le carte in regola…
Ma Il Re Leone è il Re Leone
Ci sono cartoni e cartoni. I classici della Disney sono delle meraviglie animate che più invecchiano, più acquisiscono unicità. Ma Il Re Leone è davvero un miracolo di regia, sceneggiatura e profondità emotiva. I dialoghi, i personaggi, le sfumature digitali consacrano il film di Allers/Minkoff un classico di rara profondità emotiva in grado di parlare di vita, morte, aldilà e vendetta con un’eleganza fuori dal comune.
Eppure la moda dei cartoni in live action, che attendo sempre trepidante, hanno inglobato anche il mio Simba. Un risultato miracoloso dal punto di vista tecnologico perché i protagonisti del Re Leone sono animali a tutti gli effetti. Ma è proprio il sorprendente realismo a rendere gli eroi e gli antieroi della storia meno umani di un cartone animato uscito oltre venticinque anni fa. Il problema non è solo la freddezza del digitale, e di un regista che ha serie difficoltà a trasmettere emozioni, ma il senso stesso dell’opera. Una problematica che si riflette anche nel doppiaggio. Nonostante l’eccezionale cast di doppiatori (nella versione originale doppiano Beyoncé e Donald Glover, in quella italiana Elisa e Marco Mengoni) , la voce dei protagonisti non sembra appartenergli. Dopotutto avete mai visto un animale “reale” parlare? Ma il dubbio è un altro!
Il Re Leone, ci serviva la copia di un capolavoro?
Sono sempre incuriosito da sequel e remake perché amo vedere attualizzati i cult del passato. E comprendo le difficoltà dei live action perché aggiungere, eliminare o semplicemente cambiare i classici del cinema di animazione è un rischio in ogni caso. Ma ripetere sequenza per sequenza un cult è un gioco stilistico come lo Psycho di Gus Van Sant del 1998: un fallimento di pubblico e critica perché di Psycho ricordiamo solo il capolavoro di Alfred Hitchcock.
In ogni caso il live action del Re Leone di brividi ne regala. Ma l’emozione è l’eco del capolavoro di Allers/Minkoff di cui il film di Favreau è la copia esteticamente perfetta ma priva di anima. Questa volta i leoni sono reali ma non hanno il cuore di Simba, il coraggio di Nala e la perfidia di Scar. Sono solo leoni, non gli indimenticabili eroi e antieroi del Re Leone! Questo perché tutto ha limiti, anche la tecnologia. E una grande animazione, senza un grande cuore, non potrà mai rendere grande un film… neanche Il Re Leone!
Il Re Leone è uscito in tutti i cinema italiani il 21 agosto 2019.
Pro: 👍
- Rivivere la magia del capolavoro originale
- Le straordinarie musiche di Hans Zimmer
Contro: 👎
- La freddezza dell’animazione digitale
- È la copia esteticamente perfetta ma priva di anima del cult originale
1 Commento
Sono d’accordo. Tutto sommato a me ha lasciato una sensazione di incompiuto, uscito dalla Sala e nei giorni seguenti non mi è capitato affatto di ripensarci e questo per me è indicatore del fatto che non mi ha lasciato nessun segno emotivo. Peccato davvero. Esteticamente perfetto, ma piatto emotivamente.